Il cortometraggio di Claudia Bonollo, “la cellula città” è stato selezionato da Luca Curci, curatore della mostra “SOCIAL CITIES – Self Identities, Common Places” nella sezione video-arte poiché ritenuto “attinente alle tematiche del bando di concorso e di alta qualità stilistica”. Contentissima.
L’evento Social Cities avrá luogo il 22 agosto, con chiusura il 07 settembre.
Inoltre Social Cities rientrerà nella programmazione del festival internazionale di performance e cinema indipendente programmato a Venezia dal 27 agosto al 07 settembre 2014 (durante il 71^ Festival del Cinema di Venezia).
FRAMES DEL VIDEO
CREDITS:
progetto, ideazione e realizzazione
Arch. Claudia Bonollo
2002-2014
LOCATIONS:
Parigi/Madrid
Istituto Italiano di Cultura di Madrid
Atelier meta-morphic
VIDEO LA CELLULA-CITTÀ (frammento della ricerca IL CORPO IMMAGINATO)
di Claudia Bonollo
La ricerca IL CORPO IMMAGINATO, è nata nel 2002, con il titolo SENZA BELLAZZA NON SI CURA nel tentativo di creare attraverso l’arte, l’architettura e il colore, un progetto multisensoriale che apportasse un punto di vista diverso sul corpo umano, la malattia e la guarigione.
… Quando tutto è cominciato, non avrei mai sospettato l’evoluzione della ricerca, che si estesa a tutto il corpo umano, allo studio delle emozioni, della felicità e del paradigma olografico (ipotesi controversa proposta dagli ultimi studi scientifici), né che le cellule trasfigurate si trasformassero in un progetto multidisciplinare dalle molteplici applicazioni.
Le cellule trasfigurate (le cellule si trasformano in una mappa della coscienza), i paesaggi biologici (cartografie dell’essere in cui il corpo viene representato come un’oggetto sacro), gli spazi sensibili (ambienti virtuali, proiezioni dove sperimentare vari livelli di benessere), le narrazioni cromatiche (cortometraggi e diverse tecniche sperimentali di visualizzazione con i colori) applicate nei “laboratori liberatori terapeutici” con la psicologi e terapeuti internazionali, si sono trasformati nel tempo nel progetto multidisciplinare di una terapia come arte.
“… Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come fisico”… …“Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l’apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell’ologramma corporeo. Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la visualizzazione risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la realtà”. (Dott. Richard J. Boylan, Coscienza e visualizzazione)
Sono debitrice agli apporti inaspettati di professionisti provenienti da distinti campi del sapere (crítici d’arte, filosofi, antropologi, medici e terapeuti, biologi, neurobiologi, matematici, físici, psicoanalisti, psicologi e teologi) che si sono interessati al mio lavoro. L’iconografia scientifica e il microscopio elettronico sono state vere fonti d’ispirazione.
Il mundus imaginalis a cui si fa riferimento è l’intermundi descritto dagli studi di Henry Corbin. Si tratta di un mondo intermedio, sospeso tra il celeste e il terreno, in cui tutte le trasfigurazioni sono possibili, le rappresentazioni diventano ierofanie, manifestazioni del sacro. L’immaginario può essere innocuo, l’immaginale non lo è mai.
Le letture di James Hillman e Henry Corbin mi hanno consentito di recuperare una filosofia del cuore, per entrambi sede della vera imaginatio o himma (capacità retorica immaginativa) che comprende l’azione di meditare, immaginare, progettare, desiderare ardentemente: detto in altre parole, di avere qualcosa nel thymos, che rappresenta simbolicamente la forza vitale, l’anima, il cuore, l’intenzione, il pensiero, il desiderio.
Lo studio di testi legati alle visioni del mondo iraniano, Ib’n Arabi, Sohravardi e soprattutto a Najmoddin Kobrâ, un mistico dell’XI secolo, hanno contribuito a un lavoro artistico ancora più attento ai fenomeni della luce e del colore.
http://www.lucacurci.com/artexpo/call-social-cities.htm